HITLER DONA UNA CITTÀ AGLI EBREI

Il film nazista diretto da un ebreo

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Scena tratta dal film “Hitler dona una città agli ebrei”

 

“Le riprese erano un grosso assurdo teatro, in cui ognuno era guidato da un unico sentimento: la paura. Non c’era altro linguaggio a Terezín se non la paura. E questa paura dominava anche Gerron”. (Cit. Ivan Fric, cameraman del film)

 

La domanda nasce spontanea: perché mai un famoso regista ebreo avrebbe dovuto dirigere un film di propaganda nazista? Per non finire su un convoglio diretto ad Auschwitz.

Questo è il ricatto che convince Kurt Gerron a piegarsi ai desideri dei suoi carcerieri e ad accettare l’incarico di regista della pellicola Der Führer schenkt den Juden eine Stadt, meglio conosciuta come Hitler dona una città agli ebrei (qui un estratto del film). In cambio dell’implicita promessa di aver salva la vita, assieme a quella di tutti gli attori, nell’agosto del 1944 Gerron inizia le riprese di un film che altro non è che un’opera di contraffazione della realtà. Si tratta di una pellicola che vuole riproporre, attraverso la macchina da presa, la pantomima messa in scena, due mesi prima, davanti all’ispettore della Croce Rossa Maurice Rossel. Mentendo a se stesso e a tutti gli ebrei, infatti, Gerron accetta il compito di ripresentare Terezín come una sorta di mondo ideale: un ghetto modello in cui vige un’atmosfera ludica e allegra, in cui le attività culturali sono sostenute e in cui ogni recluso diventa attore. Per l’occasione tutto il ghetto viene trasformato in un gigantesco set cinematografico, dove gli artisti e i tecnici vivono in un clima quotidiano di terrore, schiacciati dal perfezionismo quasi maniacale del regista e dal controllo incessante e pervasivo dei nazisti.

Il film viene concluso nel dicembre 1944 e montato a Praga all’inizio del 1945. Tuttavia, la sua funzione propagandistica viene resa vana dall’evolversi degli eventi di guerra: l’Armata Rossa, infatti, sta liberando i campi di sterminio, rivelando al mondo intero l’orrore della Soluzione finale.

Gerron, comunque, non vedrà mai la sua opera finita: sia lui che tutti gli attori, ingannati dai nazisti, verranno infatti mandati ad Auschwitz poco prima della fine delle riprese, e uccisi in una camera a gas il 17 ottobre 1944.

Ludovica V.

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